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Siamo a maggio 2021, un anno fa stavamo cominciando a parlare di riaperture dopo un lockdown durato tre mesi, e oggi siamo ancora in una situazione fin troppo simile a quella dell’anno scorso.

… ce l’avessero detto un anno fa non ci avremmo creduto.

Il Covid-19 ormai fa parte della nostra realtà e negarlo, o aspettare che passi, non porta a nulla di buono.

Tutti abbiamo dovuto fare i conti con questo aspetto, sia nella vita personale che professionale e, anche per noi wedding planner, è cambiato il modo di lavorare e abbiamo dovuto imparare a gestire le cose in maniera diversa.

Ma bando alle ciance e andiamo a scoprire insieme i 5 modi in cui la pandemia ha influito sul nostro lavoro!

 
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  1. La data “paracadute”

    Ex-sposi 2020 o nuovi sposi 2021, la data “paracadute” è apparsa nel cammino di quasi tutti. Ma cosa vuol dire? Durante lo scorso inverno e mano a mano che uscivano previsioni sulle riaperture, abbiamo cominciato a valutare una seconda data per i matrimoni delle nostre coppie.

    Quindi, nello specifico, mentre pianificavamo un matrimonio per un tale giorno di maggio (per esempio), abbiamo selezionato un altro giorno nei mesi successivi che andasse bene sia alla coppia che a tutti i fornitori e alla location.

    In questo modo, non appena è stato ufficialmente vietata la celebrazione in quel periodo, siamo saltati a piè pari alla nuova data assicurando alla coppia lo stesso team di fornitori.

  2. A ogni stagione i suoi colori

    Cambiare stagione vuol dire anche cambiare alcune parti del matrimonio, se non rivederle del tutto. Infatti, al di là della questione estetica, che rimane comunque importante (spostare data non vuol dire doversi accontentare!), per quanto riguarda i fiori, e alcune scelte del menu, la stagionalità è essenziale, specialmente se vuoi mantenere un approccio green.

    Per quanto riguarda i fiori ad esempio, è possibile che alcuni fiori di maggio siano difficilmente reperibili in luglio o agosto, se non tramite importazione dall’estero e, nonostante questo, potrebbero non sopportare le temperature di quel periodo.

    Stessa questione per il catering: un risotto agli asparagi a settembre potrebbe stonare, tanto quanto una degustazione di cioccolato in pieno agosto.

    Inoltre, è possibile che anche il numero degli invitati possa cambiare sensibilmente da una data all’altra, andando a cambiare tutti gli accordi presi precedentemente, così come il mantenimento del coprifuoco serale potrebbe portarvi a eliminare alcuni servizi come l’open bar o il DJ.

    Un altro aspetto molto importante è l’abito della sposa, spesso scelto con molti mesi di anticipo, potrebbe avere una manica lunga, perfetto per una serata di inizio maggio, ma probabilmente troppo caldo per metà luglio, e anche qui, l’atelier dovrà armarsi di ago, filo e fantasia per trovare la soluzione migliore.

  3. Giochi di equilibrio

    La situazione di disagio prolungato che stiamo vivendo ogni giorno ha determinato in sposi e fornitori una forte condizione di stress e frustrazione, che rischia di ripercuotersi sulla pianificazione.

    Per noi è essenziale mediare nella comunicazione tra le due parti e trovare un compromesso che conceda al fornitore di avere la situazione ottimale per lavorare, il suo compenso entro i tempi previsti e soprattutto fare in modo di mantenere la sua posizione in caso venga spostato il matrimonio; allo stesso modo, però, dobbiamo tutelare la coppia affinché possa ottenere il servizio per cui ha pagato e raggiungere dei compromessi che li trovi comunque soddisfatti del risultato anche in caso di cambio data.

  4. Navigare a vista

    Nonostante il nostro lavoro consista in gran parte nella programmazione, in questo periodo dobbiamo navigare a vista: i decreti, i “colori” delle regioni e i conseguenti permessi, vengono emessi a scadenze di un paio di settimane gli uni dagli altri, impedendoci di lavorare sul lungo termine.

    Quindi che si fa? Quindi cerchiamo di preparare il più possibile in anticipo, valutiamo con tutti i fornitori opzioni e alternative, delineiamo le varie scelte e le sottoponiamo alle coppie per l'approvazione cosicché, appena arriva il via, scegliamo l'opzione più adatta e si va.

    È molto più lavoro? Eh sì, certo che sì. Ma ne vale la pena. E poi, “fai quello che ami e non lavorerai un solo giorno della tua vita” quindi siamo molto fortunate.

  5. Questione di feeling

    Ti ricordi quando si incontravano le persone faccia a faccia e magari ci si dava anche la mano? Ecco, per noi quei momenti lì erano molto importanti. Per carità, le videochiamate le abbiamo imparate a fare praticamente tutti e non nego che la diffusione del loro utilizzo abbiano reso più semplice alcune parti del nostro lavoro, però, per noi manca una fetta importante. Manca quel feeling, quell’empatia che riesci a creare facendo due chiacchiere davanti a un bicchiere di vino, quel leggere le persone tramite le loro gestualità e reazioni, per entrare più velocemente in sintonia e poter proporre loro anche quello che ancora non sanno di desiderare.

    Quindi sì, un pezzetto non da poco per il nostro lavoro, ma continuiamo a sperare di tornare alla normalità presto.

    Ed eccoci alla conclusione dei nostri 5 punti… cosa ne pensi? Quanto è cambiato il tuo lavoro con la pandemia di Covid?

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